N° 99

 

BERSAGLI MOBILI

 

 

1.

 

 

            Le scene del crimine hanno sempre avuto per me un’importanza notevole e sento spesso il bisogno di vederle dal vivo. No: non sono uno di quei maniaci che si esaltano nel vedere le sofferenze altrui o anche solo le loro testimonianze e nemmeno uno di quei detective geniali che esaminando un capello riescono a ricavare perfino l’indirizzo di un assassino. Sono solo un umile cronista di nera di un grande quotidiano di New York.

            Alla livida luce dell’alba quel che rimane di una palazzina a due piani nel cuore del quartiere di Clinton, meglio noto come Hell’s Kitchen, ha un’aria decisamente spettrale.-

-Davvero un bel lavoretto.- commento -Cosa l’ha provocato?-

-Lo stai chiedendo a me, Urich?- ribatte un giovanotto smilzo dai capelli rossi con il distintivo da Detective appuntato al bavero della giacca -Perché se è così, ti dico subito che da me non saprai nulla.-

-Quindi non posso nemmeno citarti come fonte autorevole?-

-Non potrei dirti nulla nemmeno volendo.- ribadisce il Sergente Bucko Leary del Distretto di Polizia di Midtown Nord -Il caso non è più mio ma è stato passato alla Task Force Congiunta Antiterrorismo.-

-Alla..? Allora le voci sono vere!-

-Di che voci parli?-

-Che Finn Cooley, il famigerato terrorista nordirlandese che ha rifiutato gli accordi di pace, si sarebbe rifugiato qui e sarebbe dietro gli ultimi fatti di sangue nel quartiere.-

-Chi ti passa certe informazioni, Urich?-

-Un buon giornalista non rivela mai le sue fonti.-

-Ok… fingerò di credere che sei un buon giornalista.-

-Davvero non puoi dirmi niente di quel che è successo qui?-

-Posso dirti che abbiamo rinvenuto un po’ di cadaveri, alcuni ridotti troppo male per un’identificazione a vista… e un po’ di brandelli del costume di Devil e frammenti del suo bastone.-

            Scuoto le spalle e ribatto:

-In tanti l’hanno dato per morto in passato ma lui è sempre tornato. Accadrà anche stavolta.-

            Il che non vuol dire che non farò una telefonata a Matt Murdock più tardi, giusto per sicurezza.

            Faccio per andarmene quando Leary mi richiama e mi chiede:

-Ehi, Urich: quella tua collega tanto carina con cui andavi in giro fino a qualche tempo fa, che fine ha fatto?-

            Bella domanda. Me la faccio anch’io: dov’è finita Candace Nelson?

 

            Se volete sapere qualcosa della notte scorsa, ripensateci. Da me saprete una cosa sola: Gavin Thorpe è un porco.

                Sto cominciando a pensare che farmi ammazzare dalle Triadi sarebbe stato preferibile al vestire, si fa per dire, i panni della escort d’alto bordo e farmi invitare a questa specie di party della malavita a Miami Beach solo per ripagare la donna che mi ha, di fatto, salvato la vita.

                Sì, avete ragione: sono poche le donne capaci di cacciarsi nei guai come la vostra Candace Nelson, sono una vera professionista in questo, lo ammetto.

                Tocco istintivamente il pendaglio che ho al collo. Un regalino di un Bumper Ruggs che contiene una chiavetta USB grazie alla quale, mentre il porco dormiva, ho potuto scaricare tutti i dati dal suo computer. Bumper mi ha detto che potrò darne una copia al Daily Bugle. Un bello scoop per me, ammesso che torni a casa viva, ma è meglio lasciar perdere certi pensieri cupi.

Esco sul patio della villa dove c’è una grande piscina ai cui bordi stanno a prendere il sole alcune delle ragazze arruolate per intrattenere voi sapete come il padrone di casa ed i suoi ospiti. Sono quasi tutte pressoché nude e del tutto a loro agio. E perché non dovrebbero esserlo? Sono delle vere professioniste del settore dopotutto, non come me, ma mi sto ripetendo e questo non va affatto bene.

                Qualche ragazza si tuffa in piscina ed io mi soffermo davanti ad uno spettacolo unico; Jimmy Six sta nuotando. Mi viene in mente che probabilmente un ippopotamo umanizzato nuoterebbe proprio così. Mi viene una risatina ma la reprimo.

-In effetti, è buffo.-

                A parlare è stata una ragazza più o meno della mia età dai lunghi capelli neri che se ne sta sdraiata in topless proprio dietro di me. Quando mi volto verso di lei mi sorride e mi fa cenno di raggiungerla, cosa che faccio.

-Ciao.- mi saluta con un evidente accento del Profondo Sud -Tu sei Anna… di New York, giusto?-

-Upstate.- preciso, giusto nell’improbabilissimo caso che sia capace di cogliere la differenza -Tu, invece, sei Cindy di New Orleans, corretto?-

                Niente cognomi tra noi sorelle in armi e del resto il mio sarebbe falso quanto il nome e magari anche il suo ma in fondo che importa?

Il grassone è simpatico.- dice lei alludendo a Jimmy Six -È gentile e generoso.-

-E di Gavin Thorpe che mi dici?-

-Che è un porco e spero che lo facciano fuori ma quando io sarò troppo lontana per essere sospettata.-

                Scoppio a ridere divertita, poi la risata mi muore in gola. È arrivato un nuovo ospite, uno dei pochi che ieri non c’era: Carlos Lobo, capo dell’omonimo Cartel messicano. Non è lui ad attirare la mia attenzione, però, ma la donna che lo accompagna: una statuaria bellezza afroamericana col fisico da modella. Una donna che conosco bene: Gloria Grant, la segretaria del mio editore J. Jonah Jameson. Era scomparsa da giorni e ci stavamo tutti preoccupando per lei e ci chiedevamo che fine avesse fatto. Ora lo so: è chiaramente la donna di Carlos e se mi vede e gli rivela chi sono, io sono finita.

 

                È il calore del sole che filtra dalla finestra a svegliarmi.  Dall’intensità e l’angolazione, direi che è tarda mattinata, insolito per me ma dopo gli ultimi avvenimenti[1] avevo decisamente bisogno di riposare.

Mi chiamo Matthew Michael Murdock sono un avvocato e sono anche cieco. Ho un segreto, però: l’incidente che mi ha accecato ha anche incredibilmente acuito gli altri miei sensi e mi ha donato uno straordinario senso radar che mi permette di percepire la forma delle cose intorno a me. Uso questi poteri per combattere il crimine nei panni del supereroe chiamato Devil, ma, come ho detto, questo è un segreto per quasi tutti, non per la donna incinta che dorme al mio fianco, però.

Anche lei è una donna speciale: Natalia Alianovna Romanova, o Natasha Romanoff se preferite la versione anglicizzata del suo nome, donna bellissima e sensuale, ex ballerina, ex spia russa, leggenda del mondo degli agenti segreti e dei supereroi col nome di Vedova Nera.

Quasi non riesco a credere che molto presto grazie a lei diventerò padre. Con il tipo di vita che conduciamo io e Natasha, mettere al mondo un figlio può sembrare più un atto di egoismo che d’amore eppure non siamo i primi. Penso a Reed e Sue Richards o anche e soprattutto a Peter Parker.[2] Ha una figlia e questo ha addirittura rafforzato il suo senso di responsabilità già piuttosto forte, la sua determinazione a cercare di rendere il mondo un posto migliore. Un’utopia forse ma cosa saremmo senza i nostri sogni?

Mi alzo il più silenziosamente possibile per non svegliare Natasha ma dovrei sapere che la Vedova Nera dorme sempre con un occhio solo.

-Intendi uscire?- mi chiede.

-Mi sento bene.- rispondo -E non sono il tipo che se ne resta nascosto in attesa che passi il pericolo.-

-No, tu sei uno che gli corre incontro… come farei anch’io se potessi., quindi sarei un’ipocrita se ti trattenessi. Fa ciò che devi fare e fallo anche per me.-

            Posso immaginare sulle sue labbra un sorriso che non vedrò mai ed è uno dei pochi rimpianti che ho.

 

 

2.

 

 

Franklin Nelson, Foggy per gli amici, Procuratore degli Stati Uniti per il Distretto Giudiziario Sud dello Stato di New York, ha decisamente un’espressione cupa quando nel suo ufficio entrano i suoi due principali collaboratori: la numero due dell’ufficio, la bionda Katherine Malper, ed il Capo della Divisione Criminale, il massiccio afroamericano William Hollister.

-A giudicare dalla tua faccia, Franklin, il motivo per cui ci hai chiamato deve essere molto serio.- gli dice Hollister.

-Abbastanza, Bill.- replica Foggy -Ho ricevuto una chiamata da Washington. Mi hanno chiesto di archiviare le accuse contro quell’amico e finanziatore del Presidente coinvolto nella frode finanziaria di cui si sta occupando la tua divisione, Bill.-

-Sì, ricordo il caso. Siamo in attesa della convocazione del Grand Jury.- replica Hollister.

-E lei cos’ha risposto?- gli chiede Kathy Malper.

-Che non avrei mai fatto una cosa simile e nemmeno l’avrei ordinata ai miei collaboratori.-

-Sei stato più diplomatico di quanto sarei stato io: li avrei mandati direttamente a quel paese.- commenta ancora Hollister.

-Sapete cosa significa, vero? I miei giorni qui sono contati. Mi rimuoveranno e metteranno al mio posto qualcuno di… di più malleabile di me alle direttive della Casa Bianca - replica Foggy.

-Beh, se cacceranno te, io me ne andrò immediatamente.- dice, risoluto, Hollister.

-Ed io farò lo stesso.- aggiunge Kathy.

-Io… non so cosa dire.- replica Foggy visibilmente commosso.

            Hollister fa un sorrisetto sornione ed aggiunge.

-In fondo ci fanno un favore: nessuno di noi faticherà a trovare un lavoro pagato molto meglio nel settore privato mentre la mia campagna elettorale ne guadagnerà quando si saprà che ho perso il posto per non aver voluto salvare il sedere ad uno squalo di Wall Street.-

            Foggy sorride. È bello avere degli amici, pensa, il che gli fa tornare in mente Matt Murdock. Deve parlare con lui al più presto.

 

                Gli ospedali hanno tutti lo stesso odore: un mix di disinfettante e dolore umano che assale le mie narici ipersensibili non appena entro nel New York Presbyterian Hospital.

            Alla reception chiedo dove sia la stanza di Meredith Campbell poi una gentile guardia giurata mi accompagna sino agli ascensori e preme il pulsante del piano giusto. Apprezzo sempre la gentilezza a meno che non mascheri la commiserazione. Non è questo il caso.

            La donna che trovo nella stanza di Meredith la pensa come me. Quando era ancora all’università Becky Blake fu aggredita da un maniaco che non solo la violentò ma le spezzò anche la schiena.[3] Nonostante la menomazione subita, lei non si perse d’animo: si laureo a pieni voti ed ora è una brillante avvocatessa nonché amministratrice del nostro studio legale. Nessuno più di me può capirla.

            Ci salutiamo brevemente.

-Da quanto sei qui?- le chiedo.

-Da un bel po’.- ammette -Vorrei esserci quando si sveglierà.-

-I medici cosa dicono?-

-Sono abbastanza ottimisti ma solo quando Merry uscirà dal coma sapranno con certezza se potrà ancora camminare. Quei bastardi che le hanno fatto questo devono pagare.-

            E lo faranno, mi assicurerò io che accada.

 

            C’era un tempo in cui salivo sul tetto del palazzo del Daily Bugle per fumare in pace. Ormai le sigarette fanno parte del passato ed io vengo qui solo quando ho bisogno di riflettere. Dopo un periodo di relativa tranquillità la città sta scoppiando: a Chinatown un capo venuto da fuori sta mettendo in riga Tong [4] e triadi[5] con maniere decisamente forti;[6] mentre a Hell’s Kitchen qualcuno sta per far scoppiare l’Inferno ed anche Harlem sembra una pentola a pressione a cui sta per saltare il coperchio dopo la morte del boss Faccia di Pietra.[7]

-Non hai ripreso le vecchie abitudini, vero Ben?-

            La mia reazione a quella voce alle mie spalle, una voce che conosco molto bene,

-Ti diverte sempre apparirmi improvvisamente alle spalle, eh, Matt?-

            Mi volto e davanti a me c’è Matt Murdock nel suo sgargiante costume di Devil.

-Sapevo che le notizie su una tua possibile morte erano decisamente esagerate.- commento.

-Secondo Natasha, non posso farmi uccidere proprio ora che sto per diventare padre.- ribatte lui -Sto cercando di accontentarla.-

-Come sta?- chiedo.

-Grossa ed irritabile. Per fortuna che tra poco sarà tutto finito.-

-Illuso.- ribatto divertito. -Ma di certo non sei qui per parlarmi della tua vita familiare, cosa vuoi?-

-Peter Malloy, sai se è tra le vittime di ieri notte?-         

Scuoto il capo, poi mi ricordo che probabilmente il suo senso radar potrebbe non registrare quel movimento e dico ad alta voce:

-Niente da fare: c’erano quattro cadaveri all’esterno e tre irriconoscibili all’interno di cui uno sicuramente di una donna.-

Ce n’erano altri due. Ne sono sicuro.- ribatte Matt -Il Celta e Cooley potrebbero essere sopravvissuti.-

-Il Celta? Ma cosa…?-

            Ma Devil non mi sta più ascoltando: è balzato via appeso al cavo del suo bastone.

 

 

3.

 

 

            Quando entra nel suo quartier generale elettorale Deborah Harris lo trova fervente di attività.

            La giovane donna si rivolge al suo accompagnatore:

-Dove hai trovato tutta questa gente, Stuy?

-Sono quasi tutti volontari, tesoro.- risponde il miliardario del New Jersey Sterling Stuyvesant -Tutta gente che crede in te come prossimo Sindaco di questa città.-

-Ma ce la farò? Sono l’ultima arrivata ed ho poca esperienza.-

-Gli ultimi sondaggi dicono che sei testa a testa con Bill Hollister e che entrambi staccate gli altri concorrenti di parecchio.-

-Bill Hollister è in gamba ed avrà il sostegno delle minoranze etniche, che speranze ho contro di lui?-

-Mai dire mai, mia cara. Anche l’avversario più duro può cadere quando meno te lo aspetti. Devi credere in te stessa, Debbie. Io dico che vincerai.-

            Voglio crederci, pensa Debbie.

 

            Ad un occhio ignaro Edward “Napper” French può sembrare nulla di più che un normale vecchio pensionato, magari un po’ sonnacchioso come suggerisce il suo nome, il cui unico passatempo è curare i fiori del suo giardino, ma chi è più anziano di me ricorda bene quali reazioni suscitava solo il sentir fare il suo nome parecchi anni fa. Naturalmente, anche se tutti sapevano, non c’erano prove, non ci sono mai state prove.

            Dopo la mia visita in ospedale mi sono cambiato e sono venuto qui e con un balzo piombo nel suo giardino. Il suo cuore sobbalza appena alla mia vista.

-Devil!- mi dice -Mi aspettavo una tua visita dopo gli ultimi fatti.-

-Ti riferisci all’attentato alla tua vita o al bombardamento della casa di Peter Cooley?-ribatto.

-Hanno ammazzato mio nipote, secondo te avrei dovuto perdonarli?-

-Quindi ammetti che è opera tua?-

Io non ammetto niente. Del resto, guardami: sono solo un vecchietto inerme, davvero pensi che potrei mettermi un lanciamissili in spalla ed andarmene a bombardare case?-

-No, ma penso che tu abbia da parte abbastanza soldi per pagare uno che lo faccia al posto tuo.-

            Napper scoppia a ridere e poi replica:

-Ben detto, diavoletto.-

            Ridacchia ancora un po’ e poi dice:

-Lascia che ti dica una cosa: Finn Cooley è completamente pazzo e prima qualcuno lo farà fuori e meglio sarà per tutti.-

-Io lo fermerò e fermerò anche te o chiunque altro provi a far scorrere altro sangue a Hell’s Kitchen.-

            Faccio per andarmene quando Napper mi richiama:

-Sai …ho sentito raccontare una storia, quasi una favola: che Battling’ Jack Murdock avrebbe avuto due gemelli dalla piccola Grace Ryan e che mentre uno, il serio e studioso Matt, è rimasto con lui, l’altro, il ribelle e scapestrato Mike, è cresciuto per strada proteggendo il fratello da lontano per poi diventare Devil per vendicare la morte del padre ucciso, quindi anche tu, Devil, conosci la vendetta.-

            Non rispondo e lui aggiunge:

-Sai la cosa buffa? Io c’ero quando Jack mise incinta la piccola Grace e non ricordo che si sia mai parlato di due gemelli. Ricordo, però, un fastidioso ragazzino col volto coperto da un passamontagna che ogni tanto rompeva le scatole a noi delle gang giusto per divertirsi. Magari era proprio lui eh? Magari la madre se l’era portato via con sé. Credi che sarebbe questo che lei direbbe se glielo chiedessero oggi?-

            Ride ancora ma non sto più a sentirlo. Sto per andarmene quando un rumore raggiunge le mie orecchie ipersensibili, un rumore inequivocabile.

            Mi giro di scatto e sbatto a terra French mentre alzo il mio bastone intercettando il proiettile in arrivo.

-Cecchino!- urlo.

Il vecchio non si muove mentre io faccio scattare il mio cavo. Credo di sapere chi ha sparato e non voglio farmelo sfuggire.

 

            La ragazza seduta di fronte a Natasha Romanoff dimostra a malapena vent’anni, ha i capelli rossi tagliati corti alla Audrey Hepburn, profondi occhi azzurri, fisico snello e veste un maglione blu e dei Jeans con qualche strappo.

Natasha, ormai decisamente matronale con il suo pancione di sette mesi, la squadra ancora una volta e poi le dice:

-Dunque, Daisy… posso chiamarti Daisy?-

Lei scrolla le spalle e risponde:

-Mi chiamano tutti così ormai. Alla cerimonia del diploma del liceo per poco non mi alzavo quando hanno chiamato Margaret Dugan.-

            Natasha ride e poi continua:

-Come sai io conosco bene tuo nonno e Nick Fury. Entrambi ti hanno raccomandato personalmente per questo lavoro.-

-Zio Nick è sempre troppo buono con me.- si schermisce Daisy Dugan -E mio nonno… beh è mio nonno, questo penso dica tutto. Comunque è vero che sono interessata al lavoro che vuole offrirmi.-

-Che non sarà una passeggiata ti avverto. Nel mio tipo di lavoro si corrono molti rischi e non mancano i nemici in cerca di vendetta.-

-Mia nonna è stata uccisa sotto i miei occhi.[8] Io stessa sono stata quasi uccisa da Crossbones tempo fa.[9] Sono preparata.-

-Così mi hanno detto e mi basta. Ed ora parliamo dei dett… ahi!-

            Natasha si piega portandosi le mani alla pancia e Daisy scatta in piedi

-Cosa succede?- chiede preoccupata.

            Natasha è impallidita ma si sforza di sorridere.

-Tutto a posto.- dice -Solo un doppio calcio un po’ più forte. I gemelli sono impazienti come me. Stavamo parlando dei dettagli, giusto? Cominciamo dal più importante: la paga.-

 

 

4.

 

 

            Sento il vento sulla mia faccia mentre dal lampione davanti alla casa di Napper French balzo verso la casa di fronte. Il cecchino sta già scappando, il vento mi porta il suo odore confermando i miei sospetti sulla sua identità.

            Si è fermato. Scommetto che vuol tendermi un agguato. Sono nel suo mirino. Sento il suo cuore sobbalzare. Sta per premere il grilletto. Spara.

 

La ragazza bionda con il vestito rosso scende dall’auto e recupera un paio di sacchetti della spesa poi si avvia verso l’ascensore. Improvvisamente si ferma, lascia cadere i sacchetti e si gira di scatto impugnando con entrambe le mani una pistola calibro 22.

-Ti conviene uscire dal tuo nascondiglio lentamente e a mani alzate.- dice con voce dura -Divento nervosa quando mi arrivano di soppiatto alle spalle. Potrebbe scapparmi un colpo.-

            Da dietro una colonna del garage esce una donna molto attraente dai lunghi capelli rossi e gli occhi verdi che indossa giubbotto e pantaloni di pelle nera.

-Calma.- disse -Non ho intenzioni ostili. Sono…-

-Lo so chi sei: Dakota, la figlia di Sam North, ex modella diventata detective privata. Tuo padre dice che sei un tipino pericoloso.-

Dakota North si concede un sorriso prima di replicare:

-Davvero dice questo, Tulip? Sì. Anch’io so chi sei: Tulip O’Hara, ex membro di una fazione scissionista dell’I.R.A.[10] che non ha accettato gli accordi del Venerdì Santo. Ora sei la guardia del corpo di mio padre. Dobbiamo parlare.-

            La bionda dagli occhi di ghiaccio abbassa la sua arma e dice:

-Era ora che ti decidessi.-

 

Rimango impietrita mentre Carlos Lobo si avvicina a parlare con la sorella. Glory Grant mi vede e spalanca gli occhi dalla sorpresa. Ci siamo: mi ha riconosciuta. Ora cosa farà? La risposta, almeno per il momento, è: nulla: dopo l’attimo di iniziale sconcerto riprende un’espressione indifferente. Pare che per ora non intenda tradirmi.

-Tutto a posto?- mi chiede la mia nuova amica -Per un attimo hai avuto l’aria di una che ha appena visto un fantasma.-

-Mi era solo sembrato di riconoscere la nuova arrivata ma mi sbagliavo.- rispondo dicendo quasi la verità.

-La nera con Carlos Lobo? Non è una di noi, non delle agenzie del Golfo perlomeno. Di sicuro non l’ho mai vista prima. Mi sa che è la donna di Carlos.-

-Forse. Conosci Carlos Lobo?-

-Da queste parti è una specie di celebrità. Sono stata ad un party che aveva dato con suo fratello Eduardo una volta, anni fa. Ora Eduardo è morto.-

                E la donna che l’ha ucciso sembra il cagnolino di suo fratello, mi chiedo perché.

-Vado a prendermi qualcosa da bere.- dico -Tu vuoi qualcosa?-

Cindy scuote il capo ed io rientro nella villa. Ho bisogno di un po’ di tempo per riflettere e decidere cosa fare. La voce arriva alle mie spalle come una sferzata:

-Che accidenti ci fai qui?-

                Glory Grant ha deciso che vuole parlarmi.

 

 

5.

 

 

            Posso immaginare lo sconcerto del mio avversario quando si rende conto che il suo proiettile mi ha mancato ed ora non sono più inquadrato nel suo mirino. Posso anche non essere più veloce di un proiettile ma non mi serve quando ancora prima che sia sparato io so anticiparne la traiettoria e reagire di conseguenza.

            Il mio nemico è un professionista, non perde tempo a recriminare per il colpo fallito: raccoglie le sue cose e riprende la fuga, dopotutto ci saranno altre occasioni, pensa, purché riesca a scappare.

            Sta per salire nell’auto che l’aspetta in un vicolo col motore acceso quando balzo sul cofano.

-Non avere fretta di andartene, Paddy.- gli dico -Abbiamo un po’ di cose di cui parlare io e te.-

-Devil!- esclama Paddy O’Hanlon, il Celta, uno dei più famigerati killer dell’Irlanda del Nord.

-Esatto! E adesso…-

            Prima che possa finire la frase, l’autista parte improvvisamente sbalzandomi giù dal cofano.

Ammortizzare la caduta con una capriola dell’ultimo momento è un gioco da ragazzi per me. Nel frattempo il Celta balza a bordo dell’auto che accelera ancora venendomi addosso.

 

            Diario di Lynn Michaels. Annotazione n. 750. Sono di nuovo nella stessa aula di giustizia dove appena una settimana fa sono stata assolta perché inferma di mente.[11] La mia avvocatessa, Jeri Hogarth, ha richiesto quest’udienza per stabilire se sono pericolosa per la società oppure no. Un verdetto negativo e passerò un po’ d’anni in un istituto psichiatrico. Inutile dire che è una prospettiva che non mi piace. Eccomi            qui, quindi con indosso il mio vestito migliore e la faccia da brava ragazza pentita mentre Miss Hogarth si rivolge al giudice Sandra Franklin:

-Ciò che intendo dimostrare oggi, Vostro Onore, è che Lynn Michaels non costituisce alcun pericolo per la Società ed è pronta a riprendere una vita normale.-

                Per un bizzarro scherzo del destino siamo tutte donne qui oggi: il Giudice, il mio legale, la Pubblica Accusa rappresentata dal Vice Procuratore Distrettuale Kirsten McDuffie ed io. Attrici di una rappresentazione che deciderà della mia vita. Frank[12] non cederebbe e nemmeno io lo farò.

 

                Anche in questi tempi tecnologici ci sono cose che vanno fatte di persona e così, ecco che Natasha Romanoff entra nella sua banca accompagnata dal proprio autista e da una ragazza dai capelli corti e rossi sentendosi addosso tutti gli occhi dei presenti. Fino a poco tempo fa sarebbe stato merito del suo fascino, adesso chissà.

            Una solerte impiegata le si avvicina e le dice:

-Il direttore la sta aspettando, Miss Romanoff, mi segua.-

            Improvvisamente tre uomini armati e mascherati irrompono nella banca urlando:

-Fermi tutti, questa è una rapina!-

            Natasha non perde la calma, ed esclama:

-Di giorno in piena Midtown, nell’area più densamente popolata di supereroi della città con la più alta densità di popolazione superumana dell’intero pianeta? O siete dei dilettanti o siete incredibilmente stupidi.-

            Uno dei tre le si avvicina e le punta contro una pistola dicendo:

-Chi ti credi di essere puttana?-

Natasha emette un lungo sospiro e poi replica:

-Dilettanti e stupidi decisamente.-

Si rivolge all’uomo in divisa da autista in piedi accanto a lei:

-Ivan, vorresti insegnare l’educazione a questo ragazzino insolente?-

-Con piacere, Zarina.- ribatte l’anziano russo.

            Con una mossa rapida afferra con la mano sinistra il polso destro del rapinatore e contemporaneamente gli sferra un diretto al mento stendendolo.

            Il secondo rapinatore si muove istintivamente verso di lui ma la ragazza dai capelli rossi allunga una gamba facendogli lo sgambetto. L’uomo cade in avanti ed incontra un pugno di Ivan Petrovitch.

-Adesso basta!- urla il terzo uomo.

            Ha afferrato Natasha per il collo e le sta premendo la canna di una pistola contro le reni.

-State tutti fermi o la ammazzo, lo giuro!- urla ancora.

-Idiota.- sussurra Natasha.

            Un secondo dopo l’uomo vola sopra la sua testa e piomba sul pavimento.

            Natasha ansima per lo sforzo. Ivan e Daisy Dugan corrono a sostenerla.

-Zarina, tutto bene?- le chiede il suo padrino.

            Natasha osserva una pozza di liquido che si allarga ai suoi piedi e risponde:

-Io… io credo che mi si siano rotte le acque.-

 

 

CONTINUA

 

 

NOTE DELL’AUTORE

 

 

            Decisamente nulla di particolare da dire su quest’episodio, quindi eccovi un consiglio disinteressato per il prossimo: tenetevi pronti perché ci sarà da ballare. -_^

 

 

Carlo

Carlo



[1] Narrati nell’ultimo episodio ovviamente.

[2] L’Uomo Ragno per chi non lo sapesse.

[3] Come raccontato su Daredevil Vol. 1°#173 (In Italia su Fantastici Quattro, Star Comics, #9).

[4] Società segrete cinesi in America.

[5] Il crimine organizzato cinese.

[6] Come è possibile vedere negli ultimi episodi di Iron Man.

[7] Su Occhio di Falco MIT #25.

[8]Su Nick Fury Vol. 2° #1 (In Italia su Iron Man, Play Press #15).

[9] Sul nostro Capitan America #42.

[10] Esercito Repubblicano Irlandese.

[11] Ovvero nell’episodio #97.

[12] Frank Castle il Punitore.